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Chiedo Scusa Se Parlo Di Maria

 

Testo Chiedo Scusa Se Parlo Di Maria - 1973/1974

 

Chiedo scusa se parlo di Maria
non nel senso di un discorso quello che mi viene 
Non vorrei che si trattasse di una cosa mia 
e nemmeno di un amore non conviene
 
Quando dico parlare di Maria 
voglio dire di una cosa che conosco bene 
certamente non è un tema appassionante 
in un mondo così pieno di tensione 
certamente siam vicini alla pazzia 
ma è più giusto che io parli di Maria
 
La libertà Maria la rivoluzione
Maria il Vietnam la Cambogia
Maria la realtà.
 
Non è facile parlare di Maria
ci son troppe cose che sembrano più importanti 
mi interesso di politica e sociologia 
per trovare gli strumenti e andare avanti 
mi interesso di qualsiasi ideologia 
ma mi è difficile parlare di Maria
 
La libertà Maria la rivoluzione
Maria il Vietnam la Cambogia
Maria la realtà.
 
Se sapessi parlar
e di Maria 
se sapessi davvero capire la sua esistenza 
avrei capito esattamente la realtà 
la paura la tensione la violenza. 
Avrei capito il capitale e la borghesia 
ma la mia rabbia è che non so parlare di Maria
 
La libertà Maria la rivoluzione
Maria il Vietnam la Cambogia
Maria la realtà.
 
Maria la libertà Maria la rivoluzione 
Maria il Vietnam la Cambogia
Maria la realtà.
 
Maria la realtà
Maria la realtà

 

Presente negli album:

 

Far Finta Di Essere Sani 

Far Finta Di Essere Sani 1973/1974 

 

 Anche Per Oggi Non Si Vola 

Anche Per Oggi Non Si Vola 1974/1975

  

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Il Muro (prosa)

 

Testo Il Muro (prosa) - 1973/1974

 

Un equipe di psicologi americani d'avanguardia, ha stabilito che per i test attitudinali, il
muro simboleggia le difficoltà della vita. Geniale eh, poco prima avevano intuito che il serpente simboleggia il sesso, che fantasia. L’uso di questi simboli è particolarmente adatto per le assunzioni ai posto di lavoro. Sì, pare che essere un buon tornitore non conti un granché. L'importante è saper rispondere, se un domani incontri uno sciacallo, che fai? (xxx) I posti di lavoro devono essere pieni di sciacalli. Una volta sistemato lo sciacallo, incontri il famoso muro, che può essere grande piccolo, di mattoni intonacato, insomma sei libero di scegliertelo come vuoi. Una cosa che ho sempre invidiato agli americani, è la libertà. Nei giochini, sì, nel senso che nel gioco, uno il muro se lo sceglie come vuole. Nella vita già meno. E questi signori, voglio dire quelli che si sottopongono ai test, devono anche scrivere su un bigliettino come si comportano di fronte al muro. E allora ci sono quelli che riflettono, e scrivono, rifletto. Questo piace molto a certe ditte, in tutti gli uffici dell'IBM, c'è sempre un grande cartello con su scritto “think”. Think, uno si mette lì e, think. Poi ci sono quelli che tentano di scalare il muro, bravissimi. L'escalation piace. Poi ci sono quelli che ci girano intorno, quelli che si fermano e guardano dall'altra parte. Uno scrisse, mi ci siedo sopra. Napoletano. Anche noi in Italia, nel nostro piccolo, ci troviamo molto molto spesso di fronte a un muretto, direi insomma di importanza, capitale. E molti,
molti di noi, sono seriamente impegnati per abbatterlo. Si sa, l'italiano è rivoluzionario biologicamente proprio. Ora, chi batte la testa contro il muro per romperlo, fa un bel gesto, ma il muro non si rompe. Dimostrazione
(fuori campo: rumore di una corsa,  batte la testa cdi qualcosa che sbatte contro un muro. 
urlo di dolore) S’è fatto male. Ecco, chi batte la testa contro, il muro ha la simpatia di tutti, ma si fa male. Se però, lo stesso individuo, con forza maggiore, ribatte la testa contro il muro, è cretino. Le tecniche sono diversissime. C'è il passionale che così d'istinto, come vede un muro, sente subito dentro come il bisogno di (rumore fuori campo). Gli ospedali sono pieni di passionali.
C’è lo sportivo, lo sportivo mi piace, ha più probabilità. Intanto è a posto fisicamente (rumore fuori campo) Ecco, cosa fa? Conta i passi giusto, deve essere un saltatore, con l'asta magari, forse anche a pesce, no no, sceglie il karatè, giusto. Certo il karatè un buco glielo fa di certo. Tac, dentro tutto il braccio destro, (urlo fuori campo). Neanche un graffio! Il muro è chiaro. Lui, lo chiamano il mancino.  Poi c’è l’artista, l’artista impegnato, l’artista di teatro, devo dire, che ha le idee chiarissime. Subito sceglie Brehct. Po va lì, vicino al muro, con Strehler, o mamma.
No, ci vogliono altre teste, molte teste, moltissime teste. Eccoli eccoli sì li sento, decisi organizzati concentrati. Eccoli vanno, ( rumore di cavalli al galoppo, poi una specie di frenata) Cosa succede? 
- Voce fuori campo: maledizione c’è un altro muro.
E già, c’è un altro muro certo, diverso da quello di prima ma c’è un altro muro da abbattere, e poi ci sono i muri dentro, i muri fuori, muri dappertutto, tanti tanti muri da abbattere.

 

Dall'album Far Finta Di Essere Sani - tracce:

 

Far Finta Di Essere Sani 1973/1974 

PRIMO TEMPO

  1. Introduzione
  2. Far Finta Di Essere Sani
  3. La Natura
  4. Cerco Un Gesto Naturale
  5. La Famiglia (prosa)
  6. La Comune
  7. Algebra
  8. Lo Shampoo
  9. Le Palline (prosa)
  10. Il Dente Della Conoscenza
  11. L'impotenza
  12. E' Sabato
  13. Il Narciso
  14. La Dentiera
  15. Dall'Altra Parte del Cancello

 

SECONDO TEMPO

  1. Le Marcie Dei Colitici
  2. Le Caselle (prosa)
  3. Un'Emozione
  4. Un'Idea (1973/1974)
  5. Oh Mama!
  6. L'Elastico
  7. Gli Omini (prosa)
  8. La Presa Del Potere (1973/1974)
  9. Quello Che Perde i Pezzi
  10. E Giuseppe? (prosa)
  11. Chiedo Scusa Se Parlo Di Maria
  12. Il Muro (prosa)
  13. La Libertà
  14. La Nave
  15. Finale (prosa)
  16. Al Bar Casablanca (bis)

 

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La Nave

 

Testo La Nave - 1973/1974

 

Una nave grande, enorme, che va, va, va. Non si sa dove va, non si sa quando è partita, e sopra, tutti. La nave, è la vita.
 
La nave è come una nave
ed essendo una nave 
è abbastanza normale che vada in mare.
 
Il mare com’è naturale
immobile e piatto 
è quasi perfetto sta lì sempre uguale.
 
La nave ha anche un motore
ed avendo un motore 
non sa dove va ma continua a andare.
 
Avanti avanti avanti 
si può spingere di più 
insieme nella via a testa in su.
 
La nave e sopra la nave 
a parte le masse 
son tutti presenti gli amici e i parenti
 
Manca solo il nonno
povero nonno!
 
Per tutti c'è un buon trattamento
ognuno al suo posto 
nel proprio recinto mi sembra anche giusto
 
prima classe seconda classe 
terza classe e poi le donne 
i negri eccetera eccetera
 
La nave è una nave di classe
il legno del ponte 
dipinto di bianco è molto elegante
 
Bello questo ponte bianco, è un ponte stupendo. Meraviglioso bianco, va che ponte. Bianco. Non ho mai visto una nave rossa, un po' volgare effettivamente.

Avanti avanti avanti 
si può spingere di più 
insieme nella via a testa in su.
 
Sul mare la nave biancheggia
ha un fascino strano così suggestiva 
anche quando beccheggia
 
È un fascino che, di dentro, mi sento poco bene però.
 
Ma basta distrarsi la mente 
usare il cervello
pensare un istante a qualcosa di bello
 
Si devo pensare a qualcosa di bello, che mi distraggo che mi passa il mal di stomaco, vediamo un po’, a che cosa posso pensare. Alla mia ragazza, si a Maria, Maria la libertà, Maria il vomito Dio bono. Ecco no ce la faccio mi concentro si si, ecco si, la mia mano, mi vedo, la mia mano scivola sì, scivola, scivola sui capelli sì, va giù, sì, sulle spalle sì, va giù sì, sui seni sì, va giù sì, va giù va giù, mi torna tutto su tutto su.
 
Il mare com'è strano il mare 
non è che non sento la sua poesia 
ma mi fa vomitare.
 
Devo pensare a qualcosa di più convincente, a un dolore, a un dolore enorme, al nonno, sì al povero nonno, ha sempre funzionato il nonno. Mio nonno morì tragicamente nel '36, come Gozzano.  Gli ero così affezionato. Era massone, alto, bel portamento, coi baffi col fiocco.  Aveva sposato la zia di una biscugina, sì l'Elvira, te la ricordi?  Che vita, povero nonno, ogni tanto spariva. Bevitore eh, gran bevitore. A un certo punto il fegato, a pezzi, spappolato.  Putrefatto. Sto male. Mi torna il vomito, devo resistere, non voglio essere il primo, devo resistere!
 
Avanti avanti avanti 
si può spingere di più 
insieme nella via a testa in su.
 
Il mare è un po’ troppo vitale
la gente si sbianca 
ma fa resistenza non vuole star male
 
Pensate al nonno al nonno
 
Sul ponte che è fatto a tre piani 
in terza in seconda e 
anche in prima si sentono rantoli strani

No, da quelli di prima non me l'aspettavo però.
 
Il mare diventa più grosso
dai piani di sopra 
su quelli di sotto si vomita addosso
 
Una battaglia. Una battaglia che cresce, quelli di prima vomitano su quelli di seconda, quelli di seconda su quelli di terza, lo scontro è sfrenato, violento. La gente rimanda, reagisce, boccheggia. 
Un prete esorta a volersi bene, poi si inginocchia e vomita anche l’anima. Un carabiniere mi tiene, allora io mi puntello, cerco di vomitare verso l'alto ma non ci arrivo. Quelli di sopra hanno la meglio, si sporgono più che possono per vomitare. Una vera cascata, una violenza, uno scroscio di conati, un rovescio di filamenti. La nave è tutta piena, tutta piena di vomito.
 
Avanti avanti avanti
si può spingere di più 
insieme nella vita a testa in su
insieme nella vita a testa in su
insieme nella vita a testa in su

 

Presente negli album:

 

Far Finta Di Essere Sani 

Far Finta Di Essere Sani 1973/1974 

 

 Anche Per Oggi Non Si Vola 

Anche Per Oggi Non Si Vola 1974/1975

 

Il Teatro Canzone

Il Teatro Canzone 1991/1992

  

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Finale (prosa)

 

Testo Finale (prosa) - 1973/1974

 

Io c’ho un amico, è un ragazzo giovane, intelligente preparato, molto preparato.  E, non gli va mai bene niente. Mai. Le canzoni, lo spettacolo, il finale. Un rompiballe insomma, lui mi fa, lui dice, “va beh, tu vuoi arrivare al negativo, alla distruzione, all'autodistruzione, forse potrà anche servire a qualcosa, forse. Ma poi” e aggiunge forte “ce l'hai il biglietto di ritorno?” Ma, non capisco, cosa vuole da me? Non vorrà mica un'indicazione, un risvolto positivo, una soluzione. No. non ho il biglietto di ritorno, e poi comunque, dico comunque, fatto da me, da qui sopra, su un palcoscenico, un po’ in alto no, sarebbe sempre, un biglietto cumulativo, cioè di quelli che li fa uno per tutti no. Basta! Io credo che ognuno, debba guardare molto, dentro di sé. Solitudine? No, un momento necessario, perché quello collettivo sia un gesto naturale, non  velleitario. Voglio dire, si d'accordo, tutti insieme, tutti sullo stesso treno. Ma ognuno col suo biglietto.
 
Coro: cerco un gesto un gesto naturale
per essere sicuro che questo corpo è mio.
Cerco un gesto un gesto naturale
intero come il nostro io.
 
Coro: cerco un gesto un gesto naturale
per essere sicuro che questo corpo è mio.
Cerco un gesto un gesto naturale
intero come il nostro io.

 

Dall'album Far Finta Di Essere Sani - tracce:

 

Far Finta Di Essere Sani 1973/1974 

PRIMO TEMPO

  1. Introduzione
  2. Far Finta Di Essere Sani
  3. La Natura
  4. Cerco Un Gesto Naturale
  5. La Famiglia (prosa)
  6. La Comune
  7. Algebra
  8. Lo Shampoo
  9. Le Palline (prosa)
  10. Il Dente Della Conoscenza
  11. L'impotenza
  12. E' Sabato
  13. Il Narciso
  14. La Dentiera
  15. Dall'Altra Parte del Cancello

 

SECONDO TEMPO

  1. Le Marcie Dei Colitici
  2. Le Caselle (prosa)
  3. Un'Emozione
  4. Un'Idea (1973/1974)
  5. Oh Mama!
  6. L'Elastico
  7. Gli Omini (prosa)
  8. La Presa Del Potere (1973/1974)
  9. Quello Che Perde i Pezzi
  10. E Giuseppe? (prosa)
  11. Chiedo Scusa Se Parlo Di Maria
  12. Il Muro (prosa)
  13. La Libertà
  14. La Nave
  15. Finale (prosa)
  16. Al Bar Casablanca (bis)

 

  • Creato il .

Al Bar Casablanca (bis)

 

Testo Al Bar Casablanca (bis) - 1973/1974

 

Al bar Casablanca
seduti all’aperto 
una birra gelata
 
Guardiamo le donne 
guardiamo la gente
che va in passeggiata
 
Con aria un po' stanca
camicia slacciata 
in mano un maglione
 
Parliamo parliamo
di proletariato 
di rivoluzione
 
Al bar Casablanca
con una gauloise
la Nikon gli occhiali
 
E sopra una sedia
i titoli rossi 
dei nostri giornali
 
Blue jeans scoloriti
la barba sporcata 
da un po' di gelato
 
Parliamo parliamo
di rivoluzione 
di proletariato
 
L’importante, è che l’operaio prenda coscienza, ad esempio i comitati unitari di base, guarda gli operai di Pavia e di Vigevano, non hanno mica permesso che la politica sindacale realizzasse i suoi obbiettivi, hanno reagito, hanno preso l’iniziativa.
Non è che noi dobbiamo essere la testa degli operai, sono loro che devono fare, loro. 
Noi..

Al bar Casablanca
seduti all’aperto
la Nikon gli occhiali
 
E sopra una sedia
i titoli rossi 
dei nostri giornali
 
Blue jeans scoloriti
la barba sporcata 
da un po' di gelato
 
Parliamo parliamo
di rivoluzione 
di proletariato

 

Dall'album Far Finta Di Essere Sani - tracce:

 

Far Finta Di Essere Sani 1973/1974 

PRIMO TEMPO

  1. Introduzione
  2. Far Finta Di Essere Sani
  3. La Natura
  4. Cerco Un Gesto Naturale
  5. La Famiglia (prosa)
  6. La Comune
  7. Algebra
  8. Lo Shampoo
  9. Le Palline (prosa)
  10. Il Dente Della Conoscenza
  11. L'impotenza
  12. E' Sabato
  13. Il Narciso
  14. La Dentiera
  15. Dall'Altra Parte del Cancello

 

SECONDO TEMPO

  1. Le Marcie Dei Colitici
  2. Le Caselle (prosa)
  3. Un'Emozione
  4. Un'Idea (1973/1974)
  5. Oh Mama!
  6. L'Elastico
  7. Gli Omini (prosa)
  8. La Presa Del Potere (1973/1974)
  9. Quello Che Perde i Pezzi
  10. E Giuseppe? (prosa)
  11. Chiedo Scusa Se Parlo Di Maria
  12. Il Muro (prosa)
  13. La Libertà
  14. La Nave
  15. Finale (prosa)
  16. Al Bar Casablanca (bis)

 

  • Creato il .