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Giovanni Lo Giudice vince la II° edizione del premio "Il Luogo del Pensiero"

A pochi giorni dall’inizio della manifestazione IL LUOGO DEL PENSIERO, ideata dalla Fondazione Gaber e realizzata grazie al patrocinio e al contributo del Comune di Viareggio e al contributo della Fondazione Banca del Monte di Lucca, la Fondazione Gaber annuncia il vincitore della seconda edizione del premio “Il Luogo del Pensiero” – Scrittura per Teatro-Canzone.

Istituito dalla Fondazione Gaber nella cornice del Premio Letterario Viareggio-Rèpaci per celebrare i talenti emergenti in grado di creare opere complete e coerenti attraverso la forma espressiva unica del Teatro-Canzone, il premio “Il Luogo del Pensiero” - alla sua seconda edizione - va a Giovanni Lo Giudice, di Borgosesia (VC), autore del testo del monologo “Il tempo che indosso” e della canzone “Amico G”, messa in musica da Fabio Lamanna. Il monologo e la canzone del vincitore saranno rappresentati e cantati dal vivo a Viareggio in Piazza Mazzini, nell’ambito della premiazione di venerdì 25 luglio ore 21.30, da Paola Matera accompagnata alla tastiera da Fabio Lamanna.

Paolo dal Bon, Presidente della Fondazione Gaber, ha dichiarato: “Tra le tante proposte ricevute anche quest’anno ci è sembrata molto interessante questa riflessione e questa scrittura di Teatro-Canzone con oggetto Giorgio Gaber. Evidentemente l’autore, Giovanni Lo Giudice, ha molto ben recepito il linguaggio del Teatro-Canzone, dimostrando di conoscere molto bene l’opera di Gaber restituendocene una riflessione in prosa e in musica essenziale ed efficace, capace di andare in profondità e cogliendo in modo intenso e preciso quella che è la sostanza del Teatro-Canzone”.

IL TEMPO CHE INDOSSO (monologo)

Autore: Giovanni Lo Giudice (2025)

Io comunque vi vedo e vi sento anche da qui. Voi e il vostro refrain: “Ah, se l’amico G fosse ancora qui... ah, se andasse ancora in giro per teatri a illuminare le nostre coscienze in quest’epoca di cupo degrado planetario...”
Ahimè, la vostra è pura utopia, pura astrazione. Perché il vostro tempo non sarà mai il mio tempo. Perché il tempo, e lo spazio che ad esso si interseca, è come un vestito. Ognuno indossa il suo. Ognuno ha il proprio sarto personale. La sua unica e insostituibile coscienza che taglia e cuce.

Tu non potrai mai indossare l’abito cucito da una altrui coscienza. Prova a immaginarti bardato con l’uniforme di un soldato del secolo scorso, nascondendoti alla furia del nemico, sostituendo i tuoi film di Netflix con le frequenze di Radio Londra. Come ti sentiresti con un altro spazio-tempo addosso? Ti starebbe sicuramente stretto. Ti starebbe male. Farebbe tante pieghe sulle spalle e forse non abbottonerebbe nemmeno.

Allo stesso modo io non avrei mai potuto disfarmi del mio doppiopetto confezionato ad arte col tessuto di quegli anni che tu sai. Quegli anni, sicuramente duri, seppure ammantati da un velo aureo di speranza, ornati col disegno di quell’ingenua follia, divenuta ahimè la solita insana utopia.
Il mio era proprio un bel vestito. Era alla moda e lo ostentavamo in tanti. Ci cadeva bene. Esaltava le nostre forme. Era griffato con le firme della democrazia, della libertà, del progresso, della solidarietà. E noi ne andammo fieri per un pò. Fino a quando non cominciò ad invecchiare, a sdrucirsi. Proprio quando quei loghi griffati sbiadirono, scaduto il tempo per buttare tutto in aria e fare la rivoluzione. Troppi abiti infeltriti. Troppi polli d’allevamento spiumati.

Non era più lo stesso vestito. Me ne accorsi all’imbrunire di quegli anni, consapevole di come la mia generazione avesse perso e di come il tutto fosse falso. Decisi quindi di andar via, lasciando comunque in dono il disegno sartoriale di quell’abito. Un dedalo di idee, di parole e di suoni, quale nobile testimonianza dello spazio-tempo di ogni palco che ho calcato. Attingere ad esso non cambierà la storia, ma darà valore al tempo che indossate attraverso una migliore postura dei vostri pensieri, delle vostre emozioni.

Lo dono soprattutto a te che ancora pronunci il mio nome nella penombra di quel teatro troppo vuoto, troppo spento. Tu che ancora ti chiedi se esistono le cose e se ha ancora senso essere vivi e non parlare di Maria....

AMICO G. (Canzone)

Testo: Giovanni Lo Giudice - Musica: Fabio Lamanna - Vocalist: Paola Matera (2023)

Ad essere sincero io non so se esistono le cose.
non so se il desiderio è l’astrazione naturale del presente
non so se ha ancora senso essere vivi e non parlare di Maria.
Ad essere sincero cerco un gesto solo un gesto disinvolto e naturale
la voce di una lucida coscienza che trafigga l’illusione
che spezzi quell’insano disincanto per salvare l’emozione.
Ad essere sincero io non so se è solo la drammatica utopia del nostro tempo o il dolce naufragare di follie dentro il chimismo della vita
che guarda al gran finale con la cinica arroganza dell’idiota.
Ad essere sincero innanzi al palco c’è rimasto poco pubblico pagante

che applaude e acclama invano il tuo ricordo per nutrirsi di poesia
e a luci spente vive nel proscenio di una tenue nostalgia.
Ad essere sincero chiedo scusa se ora parlo di Maria
perché se fossi Dio potrei creare finalmente l’uomo giusto, l’uomo vero quell’uomo che ha la mente colta e saggia per amare il mondo intero. Ad essere sincero il tutto è falso, solo sterile e ingannevole anarchia non c’è rimasta un’oncia di buon senso per comprendere Maria

per viver nel rispetto di noi stessi e della nostra pulizia.
Parole che rincorrono silenzi nel teatro troppo vuoto, troppo spento dove rimango solo a respirare l’eco stanco di un’assenza
ormai non ci son più maestri asceti a insegnarci l’esistenza.
Parole trafugate alla tua mente solamente per riscrivere la storia parole oltre la noia di un domani inamidato di incertezza e frenesia parole di chi ha già compreso il senso della vita e di Maria.
Ad essere sincero io non so se esistono le cose
non so se il desiderio è l’astrazione di una stupida incoscienza
e allora frugo dentro i tuoi pensieri per rubare la speranza.

 

L’edizione #2025 della manifestazione “Il Luogo del Pensiero” nel segno del Signor G. avrà inizio domenica 20 luglio con lo spettacolo umoristico B&B Bertolino e Band. L’anticiclone Estivo con Enrico Bertolino e proseguirà lunedì 21 luglio con il concerto Teatro-Canzone di Rossana Casale Il Signor G. e l’amore, martedì 22 luglio con la presentazione del libro Giorgio Gaber di Emanuele Felice e Luigi Cuna e lo spettacolo Gaber e Dintorni di Neri Marcorè, e mercoledì 23 luglio con lo spettacolo Io quella volta lì avevo 25 anni con Francesco Centorame – ultimo testo in prosa scritto da Giorgio Gaber e Sandro Luporini. L’appuntamento finale si terrà venerdì 25 luglio con la consegna del Premio “Il Luogo del Pensiero” – Scrittura per Teatro-Canzone a Giovanni Lo Giudice. Per info e biglietti: www.giorgiorgaber.it.